Cammino dei Vulcani

Info Generali

Centodieci chilometri, sei tappe, due patrimoni dell’umanità (Faggeta di Oriolo e Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia), tre parchi (Parco Bracciano – Martignano, Parco del Treja e Parco di Veio), due strade romane e una medievale… “Il Cammino dei vulcani” è un percorso creato in migliaia di anni, ideato da Fernanda Pessolano e tracciato perché venga respirato e calpestato, ammirato e abitato, tra straordinarie bellezze nel territorio compreso fra Tuscia e Tirreno, soltanto a pochi chilometri da Roma. E soprattutto perché venga qui spiegato e qui descritto da geologi e vulcanologi, botanici e archeologi, naturalisti e ambientalisti. Cioè: camminare per conoscere, per vedere, per capire, per ricordare. Sia chiaro: non è un’operazione di lucro, ma una dichiarazione di amore. Non è un obiettivo di mercato, ma una promessa di impegno. “Il Cammino dei Vulcani” non appartiene a pochi privilegiati, ma a tutti, residenti e gitanti, associazioni e istituzioni, docenti e studenti, danzatrici e chitarristi. E divinità. Quelle di fuoco, aria, terra e acqua.

Allenamento

Affrontare un percorso a piedi di qualche tappa presuppone sempre un minimo di preparazione fisica e una certa abitudine allo sforzo prolungato. Niente di speciale, ma è importante avere già sperimentato il camminare qualche ora con uno zaino sulle spalle e avere scelto e già calzato scarpe adatte (e calze aderenti). Prima di partire consigliamo di cimentarvi in qualche escursione lunga per verificare la tenuta fisica e l’abbigliamento tecnico. “Il Cammino dei Vulcani” è soprattutto pianeggiante con qualche lieve saliscendi, nulla di terribile, ma mai da sottovalutare. E proprio perché pensato e dedicato a tutti, adulti e bambini, bisogna essere preparati.
Credenziali fai da te: formato Pdf e su carta semplice.
Poi stampare e scegliere anche i timbri/francobolli da attaccare e far certificare alla struttura amica.

Attrezzatura e abbigliamento

In questi casi c’è un unico imperativo: essere essenziali, ridurre il bagaglio al minimo indispensabile. Tant’è che ogni volta si fa fatica a selezionare indumenti e accessori, e si prova quasi dolore a eliminarli. Ma quel chilo (o quei due, quei tre…) risparmiati bisogna moltiplicarlo per ogni passo per ogni giorno per una settimana! Ne varrà certamente la pena.
Le scarpe sono fondamentali. Le calze pure. Cappello, giacca a vento, occhiali da sole, costume da bagno: sempre. Bacchette: se già siete abituati, se le sentite più come necessità che come moda. Borraccia capiente (l’acqua può essere un problema), coltellino multiuso (sempre utile), sapone (utile anche per lavare i panni), cerotti e antizanzare e antizecche (non si sa mai).

Sistemazioni alberghiere e informazioni nella guida

Nella guida – all’inizio di ogni tappa – vi forniamo luoghi, indirizzi e telefoni dei vari uffici turistici e dei luoghi dove dormire. Sempre meglio chiamare e prenotare, perché si tratta di località piccole e con scarse capacità ricettive.
Una spiegazione per i luoghi dove dormire: abbiamo scelto solo quelli lungo il percorso e, dove necessario, ai margini, selezionando solo quelli con almeno sei posti-letto. In più, abbiamo citato quelli che hanno dimostrato, fin da subito, una sensibilità in sintonia con il nostro spirito. Il territorio è comunque ricco di strutture di ricezione: si possono consultare le consuete piattaforme.

Tempi di percorrenza

Nelle annotazioni all’inizio di ogni tappa diamo indicazioni anche sui tempi di percorrenza, calcolati su una base media di 3 km all’ora, sapendo che i nostri viandanti non hanno fretta, non vogliono stabilire record, ma amano guardarsi intorno. I tempi possono variare a seconda delle condizioni atmosferiche. E proprio per questo sono puramente indicativi. Ovviamente per ogni singolo tratto si precisano le condizioni del percorso, le eventuali criticità, il dislivello da effettuare in salita e in discesa.

Enogastronomia

In qualsiasi regione d’Italia si mangia e si beve bene, anzi, benissimo. E’ questa una delle forze trainanti del nostro Paese: la cucina (e la cantina). E nel Lazio, e nella Tuscia, forse ancora di più, forse ancora meglio.
Fra i primi: bucatini all’amatriciana, rigatoni alla carbonara, tonnarelli cacio e pepe, pennette all’arrabbiata… Fra i secondi: saltimbocca… Fra i contorni: carciofi alla giudia o alla romana, cicoria all’agro o ripassata, insalata di puntarelle… Fra gli sfizi: bruschette, supplì, fiori di zucca fritti… Però anche i formaggi e i salumi. E poi i dolci, a cominciare dalla crostata alle visciole. Per sua natura, e forse carattere, è una cucina non leggerissima.
Quanto alla cantina, tra i vini locali il bianco dei Castelli, il Cesanese di Piglio, il rosso dolce di Olevano…
Una precisazione per i prodotti: abbiamo privilegiato quelli locali a chilometro zero.

Come arrivare

Per arrivare alla partenza con i mezzi pubblici l’ideale è il treno, stazione di Oriolo, lungo la linea Roma (Tiburtina o Ostiense, ma anche Trastevere, San Pietro e Valle Aurelia)-Viterbo. Sulla stessa linea ci sono le stazioni di Anguillara, Bracciano e Manziana. Chi preferisce usare l’automobile, Oriolo non ha problemi di parcheggio a strisce bianche.

Come tornare

Da Cerveteri si può prendere il treno, alla stazione di Cerveteri, sulla linea Roma-Civitavecchia. Invece, per tornare alla partenza, cioè a Oriolo, si può prendere un autobus da Cerveteri a Bracciano (un’ora, vi invitiamo a consultare l’orario di Cotral), poi il treno da Bracciano a Oriolo (10 minuti, passa ogni mezz’ora, vi invitiamo a consultare l’orario di Trenitalia).