foto di Simona Filippini, testo Marco Pastonesi

In FormaFormazione itinerante e pratica: la formazione in cammino come arte dello sconfinamento per gli artisti, operatori culturali, cittadini maggiorenni, si svolge lungo il tracciato del Il cammino dei vulcani, che percorre il Complesso vulcanico sabatino (il Lago di Martignano e zona del Polline ne fanno parte). Un’occasione per sperimentare il camminare e le arti performative. Un cammino esperienziale, intercalato da momenti di pratica corporea immersi nella natura, aperto a tutti coloro che sentono il desiderio di percorrere sentieri di ricerca attraverso un’azione pratica, collettiva e di danza.

Fernanda Pessolano, artista guida e ideatrice del cammino, Irene Maria Giorgi, danzatrice e coreografa, insegnante Mobility dance; Aurora Pica, danzatrice e coreografa, specializzata in Walking – lab; Cinzia Sità, danzatrice e coreografa, Umberto Pessolano, geologo, Gianluca Forti, naturalista, Stefano Valente, botanico.. Camminano con noi come ospiti il collettivo giovani Teatro Verde e Maria Giulia Colace, illustratrice. Con la partecipazione del Liceo Ignazio Vian di Bracciano

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I ruderi che si alternano ai relitti. Le rovine che si affiancano ai resti. La civiltà, il tesoro, quello della torre di Stracciacappe, che coabita con l’inciviltà, la barbarie, quella di un divano sfondato e abbandonato. La bellezza, così semplice e naturale, così a portata di mano, così a vista d’occhio, e l’incuria, l’indifferenza, l’ignoranza, il gesto di uno che offende tutti e la storia di tutti. Chi conosce un territorio, ne diventa – immediatamente, automaticamente, inevitabilmente – difensore, protettore, custode. Anche questo è un obiettivo del Cammino dei Vulcani: tutelare un territorio che mantiene, nonostante tutto, un interesse straordinario per la storia e le scienze. (Foto di Simona Filippini)

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Acqua. La vita sott’acqua. La vita sotto l’acqua di un lago. E il lago è quello di Martignano, ma potrebbero essere anche di Bracciano o Monterosi. L’acqua come un altro palcoscenico di un altro teatro. L’acqua come una tavolozza di colori ma anche come opera pittorica. L’acqua come un acquario ma anche come uno specchio. L’acqua come bene da conservare ma anche come bene che conserva, per esempio il villaggio della Marmotta, sott’acqua, nel Lago di Bracciano, verso Anguillara, a 360 metri dalla riva e a dieci metro di profondità, neolitico, del sesto secolo prima di Cristo. L’acqua analizzata e studiata, l’acqua abitata ed esplorata, l’acqua evaporata e rapita, l’acqua che c’era, che c’è, che forse non ci sarà. (Foto di Simona Filippini)

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Il vecchio Casale di Martignano. Il tempo, il tempo cronologico ma anche quello meteorologico, lo ha sgretolato. Rimane come una icona o come un simbolo, come una vestigia o come una reliquia, come una storia da scoprire e imparare, come un presidio del territorio. La natura contadina di questo territorio si manifesta nelle greggi e nelle mandrie, nei campi da pascolo e quelli da apicoltura, negli orti e nei giardini, nei vigneti e negli uliveti, nelle piantagioni e nelle serre. E ancora il tempo, il tempo cronologico ma anche quello meteorologico, che scandisce i cicli, alimenta o minaccia i raccolti, regala o distrugge la generosità e la ricchezza della natura. (Foto di Simona Filippini)

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Una tagliata. La terra tagliata per accogliere una strada. Al tempo degli antichi romani, ma anche in tempi più recenti. La tagliata è una ferita nel suolo fino ad arrivare al sottosuolo: una sorta di radiografia, capace di rivelare come le varie epoche si siano sovrapposte, ciascuna con una eredità, una carta d’identità, una testimonianza visibile e tangibile, estetica e cromatica, scientifica e vulcanica. Materiali piroclastici precipitati, sedimentati, fino a formare fasci di luci e colori. E così ancora una volta la strada, o il sentiero, diventa aula e laboratorio di scienze. E così ancora una volta un semplice cammino diventa percorso accademico. (Foto di Simona Filippini)

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